Strana località Acquaria...
Deve essere stata toccata da una favorevole congiunzione astrale. Non si spiega altrimenti il perché di tanti ottimi posti dove mangiare in una frazione così piccola ai piedi del Cimone.
Non conosciamo La Pozza, né ce ne hanno mai parlato: è una di quelle tante volte che andiamo alla cieca, spinti dalla curiosità per un posto scoperto per caso in un librettino trovato una delle tante sere a Ca' Cerfogli, che racconta del paese e dove tutti i ristoratori di Acquaria si presentano e parlano del loro locale.
Rileggendolo a casa ci incuriosisce questo locale, che viene presentato come un agriturismo molto familiare (per la precisione, si parla di "Turismo rurale") e pensiamo che alla prima occasione disponibile sarà da provare.
L'occasione arriva questo sabato pomeriggio; prenotazione di rito per la sera e fortunatamente troviamo gli ultimi due posti ancora liberi.
Col senno di poi, la prenotazione risulta obbligatoria, al di là del fatto che campeggia in bella mostra sul loro biglietto da visita, ma soprattutto per la tipologia e la grandezza del locale, nonché per i turni: sabato sera e domenica a pranzo solamente, con l'eccezione del periodo estivo, aperti sempre.
Arriviamo all'incrocio con via Ronco la Croce senza difficoltà; un cartello a inizio strada ci indica che la direzione è quella giusta. Nel momento in cui la si imbocca non bisogna temere di aver perso la Trattoria, dopo un po', come per un momento è successo a noi: ci vogliono infatti due chilometri buoni, se non di più, prima di trovare sulla sinistra una ripida salita con un altro cartello che indica La Pozza.
La scalata (proibitiva in caso di ghiaccio e neve) ci conduce esattamente davanti all'ingresso.
L'impatto è bellissimo: una casa in sasso, con pareti in parte bianche, alle finestre scuri blu, domina tutta la vallata. Fuori, un bellissimo giardino ed una tettoia con divanetti, sedie e un tavolone in legno scuro.
Di giorno deve essere incantevole; allo stesso modo, pensiamo subito a quanto debba essere incredibile cenare lì fuori in una calda sera d'estate, cullati dal fresco della valle.
Varcata la soglia di ingresso, l'interno non è da meno: muri in sasso, soffitto e travi in legno. Alle pareti, oggetti recuperati nei viaggi, foto e bei dipenti di Letizia, figlia dei titolari, della quale riconosciamo il tratto in un dipinto di Marilyn che si trova nella sala enoteca di Ivan e Davide.
I tavoli sono apparecchiati con tovaglie di carta paglia gialla, che adesso va tanto di moda nelle trattorie e posateria, piatti e bicchieri Ikea, belli. La pulizia è impeccabile.
Le luci sono soffuse, il che regala ad un ambiente già caldo di suo, una piacevole sensazione di tranquillità.
Non siamo clienti, ma quasi ospiti nella casa dei titolari. Cosa che da subito ci piace tantissimo.
Ad accoglierci , una graziosa e sorridente ragazza che ci servirà con gentilezza e premura, alternandosi con Beppe, il titolare e cantiniere, e sua moglie, in cucina con l'altra figlia.
Veniamo fatti accomodare in un tavolo davanti al camino, nella sala all'entrata. Da quel che ho potuto capire, le sale sono tre in tutto, una di fianco alla nostra, l'altra al piano di sopra, per un totale di 25/30 coperti.
Partiamo subito col dire che non c'è menù: nell'accezione tipica di vero agriturismo, qui si mangia quello che c'è (e che alla fine risulterà tanto!), preparato in casa con i prodotti della zona.
Al tavolo, troviamo già un piattino con due pezzetti di torta salata, mentre subito dopo ci viene portato del pane caldo fatto in casa. Beppe ci chiede che tipo di vino gradiamo: la selezione di bottiglie è piccola ma curata e noi scegliamo un Chianti Classico Clemente VII, insieme alle immancabili bottiglie d'acqua (saranno in tutto tre).
Da questo momento in poi ha inizio la danza degli antipasti, che sarà un susseguirsi di salumi, sformati e crostini uno più buono dell'altro.
Partiamo con un piatto di ottimo salame. A seguire, carciofi fritti, sformato di carote e parmigiano, involtini di verza con ripieno di carne, crostini con dadolata di pomodoro fresco e alici, crostini con cipolla dolce al forno, formaggio e aceto balsamico, polentine con pancetta. Tutto genuino ed ottimo davvero, con menzione particolare per lo sformato di carote, eccellente.
Basterebbero tutti questi antipasti per essere quasi sazi. Ma siamo solo all'inizio.
E' il momento della pasta e fagioli. Delicata, ottima e in quantità generose.
Passiamo alla polenta, che viene servita ai formaggi (fra i quali spicca un dolce gorgonzola) su un grande piatto tondo, mentre un'altra è servita senza condimento, in un coccio, con a parte, in un altro coccio, della salsiccia in umido.
Parentesi polenta: non sono mai stato un amante, e la mangio pochissime volte. Questa è davvero eccellente, soprattutto quella con la crema di formaggi, che finiamo, nonostante la grande quantità.
Ottime le salsicce in umido.
Siamo praticamente pieni, ma non possiamo esimerci dall'ultima portata prima del dolce: tigelline con salumi, formaggi e confetture.
Non volendo lasciare sul tavolo cose nemmeno assaggiate, decidiamo di prendere solo i formaggi e le confetture, e di saltare i salumi, con l'eccezione di un piatto di pancetta "speciale" che Beppe ci consiglia assolutamente.
In effetti ha ragione: la pancetta è ottima e si scioglie in bocca.
I formaggi, presentati in un bel vassoio, insieme a dei fichi d'india e dei kiwi, sono un brie e due formaggi locali, tutti molto buoni. Le confetture in accompagnamento sono di pesche (eccellente), di pere e di pomodori verdi, ottime.
Le tigelle, o meglio crescenti, come si dice da queste parti, sono l'esatto opposto di quelle che ti aspetti di trovare a Sestola: piccole, con poca mollica e croccanti. Decisamente molto più leggere delle crescenti montanare della zona.
Arriviamo a fatica al dolce, un piatto con due tipi di torta, una alla crema e ricotta con scaglie di cioccolato, l'altra al cioccolato, entrambe spolverate di zucchero a velo.
Giunti al limite, concludiamo con il caffè e un liquore. Fra la grandissima scelta di grappe, liquori, whisky che Beppe propone, ci facciamo tentare da un "locale" liquore alla liquirizia fatto in casa e servito freddo. Dal tenore alcolico bassissimo, risulta incredibilmente ottimo.
Al momento del conto, l'ennesima, piacevole sorpresa: 50 euro di tutto.
Un prezzo che ha dell'incredibile, considerando quante cose sono passate sul nostro tavolo.
Sottolineo anche che più volte ci è stato chiesto se volevamo ancora qualcosa, con la certezza che in caso di ripasso non avrebbe di certo influito sul conto finale.
In più, la cena risulta facilmente digeribile nelle ore successive, il che denota la bontà delle portate.
Finiamo la serata a fare quattro chiacchiere con Beppe, persona che si rivela di una cortesia squisita e di una ricca umanità. A conferma che le cose belle, come questo posto, non nascono mai per caso.
Noi ci ritorneremo di sicuro. Magari stando a digiuno il giorno prima!
Nel suo genere, e nella zona, sicuramente imperdibile.
Imperdibile!!!
[mizoguccini]
30/11/2011
A no, ops: sono più vecchio di lui.